mercoledì 21 marzo 2018

Recensione: finchè le stelle saranno in cielo

Chi mi segue su Instagram saprà che ho da poco finito di leggere "Finchè Le Stelle Saranno In Cielo" di Kristin Harmel.

 Trama: 

Da sempre Rose volge lo sguardo in alto a cercare la prima stella del crepuscolo. Quella stella le permette di ricordare chi è e da dove viene. La riporta alle sue vere radici, agli anni Quaranta, ai suoi diciassette anni, in una pasticceria sulla rive della Senna. Un passato che nessuno conosce. Ma adesso è venuto il tempo di dar voce al suo ultimo desiderio: ritrovare la sua vera famiglia, a Parigi. E mantenere una lontana promessa. Affida il compito alla giovane Hope, la sua unica nipote. Prima di affidarle la sua memoria e la sua promessa, Rose le confessa le proprie origini: non è cattolica, ma ebrea. Ed è sopravvissuta all'Olocausto. Hope è sconvolta: l'Olocausto lo conosceva solo attraverso i libri. Ma ora deve partire per Parigi. Perché è tra quei vicoli che la nonna si era scambiata una promessa e una speranza. Una promessa che avrà vita finché ci saranno le stelle nel cielo.
Il libro è edito da Garzanti e potete trovarlo qui  su amazon in tutti i formati e book compreso oppure usato su ibs a questo link

Vorrei iniziare subito dandovi un quadro generale della situazione in cui si apre il libro, spero di riuscire a non spoilerare troppo ma queste cose le trovate nei primi capitoli e le intuite anche dalla trama quindi non preoccupatevi: Rose è un anziana signora affetta da Alzheimer in stato già abbastanza avanzato quindi ha brevi attimi di lucidità ma non troppi, sua figlia Josephine era una donna fredda che ricercava l' amore in uomini sbagliati ed era più legata a loro che alla propria figlia; ho detto "era" perchè è mancata da qualche anno. La figlia Hope è una giovane donna di 36 anni alle prese con una figlia adolescente Annie, un ex marito manipolatore e assente da cui è appena fuggita ed una pasticceria di famiglia, aperta dalla nonna Rose subito dopo la guerra in cui le ricette della nonna vengono ancora preparate come un tempo. Tuttavia la pasticceria non è in buone acque, sta fallendo assieme a tutta la vita di Hope. In un giorno di assoluta lucidità Rose consegna ad Hope una lista di nomi chiedendole di partire per Parigi, cercare le persone della sua lista e portarle le risposte che cerca da un intera vita.
Hope non prende subito sul serio la cosa, non è del tutto convinta della lucidità della nonna  ma dopo varie insistenze da parte di altri personaggi vicini a lei decide di partire e di scoprire la verità.

Partiamo subito dai lati positivi: è un bel libro, con una bella trama, ben scritto (a parte un paio di errori nella parte finale che però credo siano colpa della traduzione, uno è un errore di battitura, l' altro un verbo usato in modo strano e a parere mio poco corretto, ora non ricordo cosa fosse di preciso ma era questione di transitivo e intransitivo della serie "mi sali l' acqua" per capirci) e con personaggi ben caratterizzati (ho amato e odiato Annie con la strafottenza e la testardaggine tipiche della crisi adolescenziale) e soprattutto la ricerca storica del autrice per quanto riguarda la parte inerente al olocausto, ai campi di concentramento, alle storie dei sopravvissuti che sono assolutamente e crudelmente credibili nonostante il libro non sia chiaramente una biografia e anche la parte inerente alla resistenza e al aiuto dato agli ebrei (il libro si concentra molto su questo particolare e non voglio spoilerarlo).

Passando ai punti no invece devo proprio essere spietata... farò dei semi spoiler quindi siete avvisati! se non volete leggerli fermatevi QUI!!!

Hope. Hope è il problema più grande di questo libro ma non è colpa sua! La colpa è del autrice!

-Per tutta la prima parte non da segni di attività cerebrale, c'è una scena in cui lei ha questa lista e capisce che la nonna è ebrea (sì, perchè non glielo dice lei, lo scopre cercando il cognome di queste persone) e con lei c'è una persona, su cui non voglio dirvi molto, che le spiega per filo e per segno cosa può essere successo e risponde a tutte le possibili domande che possiamo porci fino a quel momento ... lei nulla! cioè tu hai già capito mezza trama, lei sta ancora li a dire "No ma mia nonna è una francese cattolica, non ha niente a che fare con gli ebrei o il loro genocidio!" e va beh...
-Va a Parigi e appena lei parte a casa succede di tutto. Vorrei ricapitolarvi un punto: lei ha 36 anni, è un imprenditrice, una madre, il libro è ambientato mi pare nel 2011, comunque si parla del 2005 come un anno passato da un po' e lei NON HA UN CELLULARE! cioè... arriva a Parigi e inizia a fare chiamate dal telefono del Hotel, dalle cabine telefoniche, scrocca il cellulare ad un vecchio per fare chiamate intercontinentali, ne combina di ogni e tu ti chiedi cavolo ma un telefono suo questa no?! Intorno a pagina 300 però, dopo che lei è già tornata a casa e ha risolto quasi tutto, troviamo scritto "...stacco il cellulare dal carica batterie..." avete capito? il cellulare è rimasto in carica un mese tipo! Signora Kristin Harmel perchè non ha pensato di fornire un cellulare a questa povera donna quando ne aveva davvero bisogno invece di farle scroccare costosissime telefonate ad vecchio sopravvissuto al olocauso? Annie ha un telefono, perchè sua madre no?!

-Kristin si dimentica anche di fornire un altra cosa alquanto banale alla sua protagonista: un vicino kebabbaro! Non sto scherzando! Nelle primissime pagine viene detto che Hope sta preparando il Baklava, ad un certo punto lei è in Francia e descrive questo dolce che fa nella sua pasticceria, le viene detto che è un dolce arabo e lei da di matto! Non è possibile! è una ricetta di sua nonna! Ora, a parte che mi rifiuto di credere che una pasticcera nel era moderna non provi a digitare il nome di un dolce su google, giusto per capire se la sua ricetta è solo sua o se esiste nel mondo ma poi il Baklava è un dolce piuttosto famoso e lei non è certo una campagnola che non è mai uscita dalla sua cittadina... insomma... bastava un kebabbaro al angolo e si sarebbe evitata una figura di cacca!

Ci sono altre pecche in questa protagonista, tipo la storia della regina del regno lontano che davvero, pure un bambino di 6 anni ci sarebbe arrivato o il fatto che non riconosca l' amore neanche se questo la prende a testate in faccia ma nel complesso è una buona protagonista, un ottima madre anche se la figlia è difficile e in alcuni punti anche una donna forte, determinata e decisa quindi non mi va di giudicarla male.

Una critica al resto comunque la devo fare: la storia d'amore di Rose è davvero da favola Disney... questo aspettarsi in eterno, finchè le stelle saranno in cielo, quando manco sanno se sono vivi o morti, questo amore senza riserve e senza rancori nonostante i 70 anni passati... insomma io lo vedo poco realistico. Se Jacob avesse fatto come Rose lo avrei capito di più, infondo per quanto sia bello crederci, le cose che cerchiamo nella persona che vogliamo accanto non sono le stesse a 90 anni di quando ne avevamo 17, questo amore adolescenziale che sopravvive alla guerra, ai campi di concentramento, alla distanza, a 70 anni di attesa per me fa tanto Disney e basta.

Comunque tutto è bene quel che finisce bene.

Hope riesce anche a salvare la pasticceria alla fine!

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